LA REPUBBLICA
Ira dei cattolici: “Ora referendum e sulle riforme voteremo no”
Appello al Colle: “Legge incostituzionale”. Gandolfini: “Democrazia uccisa”.
ROMA. Urlano e protestano, dentro e fuori l’aula, in un clima di altissima tensione. I nemici della legge sulle unioni civili, associazioni cattoliche e destra parlamentare, in poche ore si compattano in un partito unico che lancia appelli al capo dello Stato Mattarella, annuncia mobilitazioni, minaccia già un referendum abrogativo, affonda contro il ministro Maria Elena Boschi. In un’escalation che lascia presagire una battaglia che, col voto finale di Montecitorio, più che conclusa sembra appena cominciata. I toni più aspri si registrano fuori dal Parlamento. «Così si uccide la democrazia, ce ne ricorderemo al referendum di ottobre», è l’avvertimento di Massimo Gandolfini, promotore del Family Day. Mentre Matteo Salvini invita già i suoi sindaci alla «disobbedienza» contro la norma (ma loro frenano). Dentro l’aula, la presidente Boldrini proclama l’esito del voto e il capogruppo leghista Massimiliano Fedriga urla contro gli attivisti Lgbt che dalla tribuna plaudono all’approvazione. Già questa mattina a Montecitorio una schiera diparlamentari annuncerà la raccolta firme per il referendum contro la Cirinnà: da Gasparri a Quagliariello, dalla Roccella a Rampelli, da Cirielli e Sacconi, tra gli altri. Con loro anche Carlo Giovanardi, convinto che la delega alle Pari opportunità dovesse andare al centrista Enrico Costa anziché alla Boschi, perché con lei, dice, la riforma delle adozioni «aprirà alle stepchild», nelle coppie gay. Il gruppo Area popolare di Alfano si lacera al suo interno. Paola Binetti vota la fiducia ma non la legge. Chi lascia di fatto partito e maggioranza, votando no anche sulla fiducia, è l’alfaniano Alessandro Pagano al grido di «è il Porcellum dei diritti». Assieme al senatore Maurizio Sacconi oggi in Area (la sigla di Quagliariello), lanciano un appello al capo dello Stato affinché «fermi la disgregazione nazionale» e non controfirmi la legge. Non sono gli unici. Al Quirinale si rivolgono anche alcune associazioni cattoliche. Lo fanno con tanto di dossier per dimostrare la «incostituzionalità» della norma il Comitato Difendiamo i nostri figli e il Centro Livatino, il Forum delle Famiglie e l’Associazione Medici cattolici. L’Agesc, associazione dei genitori, parla di «schiaffo alle famiglie». FdI votato contro ma Giorgia Meloni dice che da sindaco «pur non condividendo» applicherebbe la norma. Come lei ora anche Alfio Marchini a Roma, che smorza così la sua posizione iniziale. ( c. l.)