IL CORRIERE DELLA SERA
La Cei boccia la legge Cirinnà
Il presidente Bagnasco: c’è un’equiparazione al matrimonio, il colpo finale sarà l’utero in affitto
Critico Alfano: lo rispetto, ma l’interpretazione è sbagliata. Il Pd: in Italia quella pratica è vietata
ROMA Le parole del cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Cei, sono dure, dirette, una condanna senza appello contro la legge sulle unioni civili, approvata l’11 maggio scorso. Talmente dure che persino il ministro dell’Interno e leader dell’Ncd Angelino Alfano ne prende le distanze.
Ha detto infatti il cardinal Bagnasco nella giornata mondiale contro l’omofobia: «La legge sulle unioni civili sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia anche se si afferma che sono cose diverse: in realtà le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale, l’utero in affitto».
Era la relazione nell’assemblea generale dei vescovi, quella con la quale ieri mattina il cardinal Bagnasco ha fatto scatenare una ridda di polemiche. E persino il ministro Alfano ha trovato il modo di dissentire dal presidente della Cei: «Lo dico con il rispetto che ho sempre avuto e continuerò ad aver per il cardinale Bagnasco, ma la sua interpretazione della legge sulle unioni civili con il lasciapassare per l’utero in affitto non corrisponde a quanto nella legge c’è scritto».
La legge approvata la settimana scorsa in via definitiva dalla Camera ha avuto l’appoggio di Ncd, dopo lo stralcio della stepchild adoption, ed ecco che ieri Angelino Alfano ha voluto fare chiarezza, anche ad uso dei vescovi. Ha detto infatti: «Nella legge che abbiamo votato le unioni civili sono un nuovo istituto nettamente e non nominalisticamente diverso dal matrimonio, non sono previste le adozioni per le coppie omosessuali né nella forma diretta né nella forma indiretta della stepchild adoption».
Ma non solo. Il ministro Alfano è deciso nella sua replica al cardinale Bagnasco: «Meno che mai nella legge si accenna all’utero in affitto che non potrà certo essere introdotto in futuro nella nostra legislazione in base a questa norma. Di questo i tribunali dovranno necessariamente tenere conto: c’è un nuovo istituto, le unioni civili, che ha diritti e doveri, e tra i diritti non è contemplato quello dell’adozione».
E con questa parte sulle adozioni il responsabile dell’Interno ha riaperto la questione che già lunedì scorso si era accesa tra il ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd) e quello della Famiglia Enrico Costa (Ncd), sulle possibili o non possibili aperture alle adozioni della legge sulle unioni civili.
Tuttavia la ridda di polemiche nella giornata di ieri si è concentrata tutta sulle parole del cardinale Bagnasco. E a seguire il monito di Alfano ci hanno pensato le parole di Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato: «L’utero in affitto è vietato dalla legge italiana e resterà vietato. Non c’è alcuna possibilità che il divieto cambi».
Opposta la posizione di Gaetano Quagliariello (Idea): «Il cardinale Bagnasco su questa legge ha stracciato il velo dell’ipocrisia». Con Quagliariello anche il leader della lega Matteo Salvini: «Questa legge è l’anticamera delle adozioni gay. E io finché campo sarò contrario alle adozioni gay. Ma non solo: non sposerei mai una coppia gay».
Critiche al presidente della Cei sono arrivate anche dal segretario dei radicali italiani, Riccardo Magi: «Il cardinale Bagnasco è ormai un disco rotto. Le sue critiche alle unioni civili servono soltanto a segnare l’abisso che lo separa dalla realtà italiana». Alessandra Arachi