LA REPUBBLICA
Orlando: “Svolta storica ma la prossima frontiera è il diritto di adottare”
L’intervista. Il Guardasigilli: “Una giornata importante per l’Italia. Porterò i decreti attuativi in Consiglio dei ministri entro la fine di luglio”
Lun.25 – ROMA. «È un giorno importante non solo per chi si unisce e celebra le unioni, ma per tutta la società. Quanto a me, da ministro della Giustizia, garantisco che presenterò i decreti che mancano molto prima del termine previsto». Parola del Guardasigilli Andrea Orlando.
Oggi la prima cerimonia di un’unione civile. È una battaglia vinta? «Certamente. È bello che in una fase storica in cui di frequente la legge viene associata a limitazioni o divieti, spesso giusti, ci sia invece una legge che riconosce una libertà. Quella di realizzare un progetto comune con un’altra persona che si ama secondo il proprio orientamento sessuale. Credo poi che l’affermazione di questo istituto nella quotidianità farà giustizia di molti fantasmi che sono stati agitati nel dibattito parlamentare e pubblico».
Si riferisce alle polemiche sul rischio di inquinare la famiglia tradizionale o a quelle sulla stepchild? «Mi riferisco a tutti coloro che hanno sostenuto che riconoscendo un diritto si sarebbe tolto qualcosa agli altri. Come si diceva che il divorzio avrebbe cancellato la famiglia e che l’aborto sarebbe stato usato come metodo di contraccezione. I fatti dimostreranno che la libertà di vivere con chi si ama arricchisce la società, non il contrario».
La possibilità di adottare, che resta in mano ai giudici, non è una mancanza grave? «Ritengo tuttora che una disciplina di questo aspetto sia necessaria. Le condizioni politiche non hanno consentito di raggiungere l’obiettivo. E le cose sono rimaste com’erano prima: il giudice valuta l’interesse alla continuità affettiva del bambino. Chi non ha voluto una disciplina in materia, qualunque fosse, non può lamentarsi adesso del fatto che questa lacuna sia colmata dal giudice alla luce delle norme vigenti».
La legge però non è del tutto a regime. Mancano ancora i decreti attuativi. Non c’è il rischio che le unioni possano essere contestate? «Il decreto cosiddetto “ponte” sarà emanato entro agosto. I decreti di mia competenza invece devono essere approvati entro novembre. Io intendo però inviare il testo al Consiglio dei ministri entro la fine di questo mese. Più breve sarà la disciplina transitoria, meglio è».
Accelera perché teme contestazioni giuridiche? «No assolutamente, credo che il decreto sia conforme alla legge e ai principi costituzionali. Vorrei ricordare inoltre che l’intervento legislativo è avvenuto anche sulla base di un preciso invito della Corte europea dei diritti dell’uomo. Che da tempo sottolineava come l’assenza delle unioni civili in Italia fosse causa di discriminazione per molti».
Dopo Strasburgo e mesi di dibattito politico era necessario che la legge passasse attraverso ulteriori decreti? «Sì. Perché si trattava da un lato di definire nel dettaglio la procedura, dall’altro di raccordare questo nuovo istituto all’ordinamento esistente, agganciandolo, quando è previsto dalla legge, agli effetti del matrimonio».
La legge ha diviso la maggioranza e scatenato i cattolici oltranzisti. A guardarla mentre le nuove coppie sono realtà, qual è il segnale che lei vede? «Mi pare importante che mentre alle porte di casa nostra si restringono gli spazi di libertà e qualcuno ritiene che sia necessario restringerli anche qui, con questa legge si vada invece in un’altra direzione. Fare questa scelta oggi è un modo per dire che non ci pieghiamo alla logica della chiusura».
Non teme che in tempi di difficile convivenza con Ncd nella maggioranza le unioni diventino ulteriore occasione di scontro? «Ncd, contraria alla stepchild, ha concorso però a definire ed approvare la disciplina delle unioni. Devo dare atto poi al ministro Alfano di aver adempiuto con il decreto alle indicazioni della legge in modo tempestivo e puntuale».
L’assenza della stepchild, che la vedeva a favore, non è una mancanza grave? «Proviamo a vedere quello che c’è, e non era scontato, cioè l’introduzione delle unioni. Il vuoto obiettivamente c’è, ma se ci fossero le condizioni politiche, venute meno per un clamoroso cambio di posizione di M5S, penso che sarebbe più proprio affrontare la questione nell’ambito della riforma delle adozioni, piuttosto che in relazione alle unioni civili».