IL SOLE 24 ORE
Opposizione. «Hanno sostituito Berlinguer con Verdini»
Riforme e fiducia sulle unioni civili, il M5S in trincea
Renzi annuncia il via a cinque mesi di campagna elettorale permanente in vista delle amministrative e del referendum di ottobre sulle riforme e parte la grande offensiva delle opposizioni, M5S in testa. Il primo assaggio si vedrà alla Camera sul disegno di legge sulle unioni civili, approdato ieri in Aula: il governo dovrebbe porre oggi la fiducia, che sarà votata domani. E proprio sul no alla fiducia si raduna l’intero fronte anti-renziano del no al referendum. Dentro e fuori dal palazzo. Con il popolo del Family Day che tramite il promotore Massimo Gandolfini sfida il premier: «Sarebbe un atto antidemocratico. Renzi si confronti con noi. O ha paura?».
Sul referendum confermativo della riforma costituzionale i toni sono infuocati. Roberto Fico, del direttorio M5S, attacca: «Riscrivere una Costituzione significa un popolo che ragiona su se stesso e sulla direzione che vuole prendere, e non può mai essere l’atto d’imperio di un gruppo di potere marcio e allo sbando». Luigi Di Maio, in corsa per la futura premiership, affonda: «Il Pd ha sostituito Berlinguer con Verdini».
Al confronto, sembra pacato il dibattito sul ddl che istituisce l’unione civile tra coppie dello stesso sesso (senza la stepchild adoption stralciata al Senato) e disciplina le convivenze di fatto, arrivato all’ultimo miglio senza modifiche rispetto al testo approvato a Palazzo Madama a fine febbraio. Con un esito quasi profetico: là si era consumata la rottura definitiva tra Pd e M5S e si era registrato il primo voto di fiducia dei verdiniani. Il premier non fa mistero di volerne fare un vessillo di quel che il governo è riuscito a incassare in questi due anni. Domenica sera a “Che tempo che fa” aveva annunciato la fiducia aggiungendo: «Il 12 maggio la legge sarà votata». Palazzo Chigi vuole chiudere una partita arenata troppo a lungo in Parlamento. E la fiducia evita il rischio di inciampare sul voto dei 380 emendamenti presentati e sugli scrutini segreti.
Ieri i ministri hanno fatto quadrato. Prima Maria Elena Boschi alla direzione dem: «Sarà un momento storico anche per ciascuno di noi. Avere approvato questa legge penso possa valere una esperienza politica». Poi il Guardasigilli Andrea Orlando, da Milano, che ha ricordato come la legge consenta all’Italia di rispondere alle «significative obiezioni» della Corte di Strasburgo: «Si tratta di una conquista di rilevanza storica per i diritti civili nel nostro Paese». I numeri ci sono. Non desta preoccupazione il voto di oggi sulle pregiudiziali di costituzionalità e le sospensive presentate dalla Lega e Fdi. Il Pd procede compatto, nonostante i mugugni mai sopiti dei cattolici. Ha fiducia la relatrice Micaela Campana: «Il Parlamento si appresta a cancellare decenni di brutte figure». Si allineano anche i centristi di Area popolare (Ncd-Udc), con l’eccezione dell’ala dura (come il deputato Alessandro Pagano e il senatore Maurizio Sacconi) che si appella al presidente della Repubblica e già si dice pronta a promuovere il referendum abrogativo.
Alla Camera, a differenza del Senato, il voto di fiducia è disgiunto dal voto finale sul provvedimento. Se il doppio sì è scontato per Pd e Scelta civica, le opposizioni sono in trincea. Il M5S è contrario alla fiducia e, sul testo, invita a correggere «ambiguità ed errori». Forza Italia si schiera per un doppio no come Lega e Fdi, ma alcune deputate come Mara Carfagna, Stefania Prestigiacomo ed Elena Centemero si dicono favorevoli al testo. Sinistra Italiana non voterà la fiducia ma oggi, in una riunione di gruppo, deciderà la linea da tenere sul provvedimento. M.Per.