IL CORRIERE DELLA SERA
Sì alle unioni civili. Festa e proteste
ROMA Alle 19.43 di mercoledì sera è la voce pacata della presidente Laura Boldrini che fa esplodere una parte dell’aula di Montecitorio e tutte le tribune. In applausi. Da ieri le unioni civili sono legge a tutti gli effetti. Grazie alle norme transitorie le coppie gay potranno unirsi civilmente e vedere riconosciuti i loro diritti in poco più di un mese.
Ha tenuto l’asse della maggioranza Pd-Ncd, con il supporto dei verdiniani di Ala, i Cinque Stelle hanno votato no alla fiducia e si sono astenuti sul voto finale alla legge e lo stesso ha fatto Sinistra italiana, mentre il deputato Alessandro Pagano ha annunciato che lascerà l’Ncd dopo aver votato contro. Voti favorevoli anche da FI.
Doppia votazione ieri: la prima sulla fiducia con 369 sì, 193 no, 2 astenuti. Poi sul provvedimento: con 372 sì, 51 no, 99 astenuti. E così da ieri anche le coppie di fatto (sia etero sia omo) avranno quasi tutti i diritti del matrimonio, a eccezione di quelli patrimoniali e previdenziali.
«La legge è stata approvata alla faccia di quelli che dicevano non si farà mai», esulta il premier Matteo Renzi e a confortare il suo entusiasmo è stato il sottosegretario Ivan Scalfarotto che per questa legge aveva fatto lo sciopero della fame: «Lo avevo smesso dicendo che mi fidavo di Renzi. E mi avevano detto che ero un credulone». Adesso piange di commozione Scalfarotto e ieri persino l’imperturbabile ministro Maria Elena Boschi ha regalato decisamente tanti sorrisi agli attivisti gay in festa nella piazza di Montecitorio.
È stata una giornata storica per i diritti civili in Italia e il premier Renzi non ha perso occasione per ricordarlo: «Rischio il voto dei cattolici con la legge sulle unioni civili? Non lo so, non ci sono ancora i sondaggi, ma le cose giuste vanno fatte». E a dargli man forte è Andrea Orlando, ministro della Giustizia: «Ho rispetto per la Cei ma i diritti delle coppie gay aspettavano da troppo tempo».
Un gruppo di parlamentari del centrodestra oggi farà una conferenza stampa per annunciare un referendum abrogativo della legge. A loro hanno già risposto all’unisono il premier Renzi e il ministro Boschi: «Nessun referendum sembra destinato ad essere vinto dalle opposizioni». Poi Maria Elena Boschi ha respinto anche la polemica di Matteo Salvini: il leader della Lega ieri ha invitato i sindaci leghisti a non celebrare le unioni civili. «I sindaci devono semplicemente applicare la legge», ha detto il ministro. E Renzi ha rincarato: «Violerebbero la legge».
Da più parti è stata definita una giornata storica: al momento del voto finale a Montecitorio è arrivata la senatrice Monica Cirinnà, madrina della legge: «Questo è solo il primo passo, nel prossimo Parlamento ci sarà il matrimonio per i gay», ha detto conversando con Luxuria e anche con Micaela Campana, relatrice alla Camera, un iter decisamente semplificato dopo le capriole fatte in Senato.
In serata a Roma è stato tutto un festeggiamento delle comunità gay, con la Fontana di Trevi illuminata con i colori arcobaleno e grandi brindisi nella gay street, la strada dei gay all’ombra del Colosseo, e per la prima volta da quando è diventato papà (con la maternità surrogata) si è fatto vivo con un tweet anche Nichi Vendola: «Grazie a coloro che non si sono m ai arresi all’oscurantismo». Alessandra Arachi