IL CORRIERE DELLA SERA
Stepchild adoption: la Cassazione dice sì
Quella bambina può avere due mamme, una biologica e l’altra adottiva. Stepchild adoption , per la prima volta, con una sua decisione, la Cassazione si è occupata di adozioni per coppie omosessuali
ROMA La Cassazione ha detto sì: quella bimba può avere due mamme, una biologica e l’altra adottiva. E ieri è stata la prima volta che la Suprema Corte si è occupata di adozioni per coppie omosessuali, anche se queste due mamme non sono certo la prima coppia che ha ottenuto, in via definitiva, una sentenza favorevole di stepchild adoption omosessuale.
Ci sono altre cinque coppie omosessuali che hanno ottenuto la stepchild adoption definitiva grazie a sentenze di tribunali che nessuno ha mai pensato di appellare. Molte altre sentenze pendono nei tribunali in attesa di appelli, anche se la sentenza di ieri è un’apripista che difficilmente potrà essere superata.
Perché la sentenza di ieri è destinata alla storia, prima ancora che alla giurisprudenza. Parla di due mamme romane, con una bimba che oggi ha sette anni e che è stata procreata in Spagna, grazie alla fecondazione eterologa. E dice che si deve procedere in nome del «preminente interesse del minore», quindi quando esistono «saldi legami affettivi».
Stanno insieme da tredici anni, le due mamme, e stavano insieme da sei quando hanno deciso di volare nella penisola Iberica per far nascere una bimbetta che a sette anni chissà cosa sta capendo della straordinarietà del suo stato civile.
«Le due donne erano davvero molto emozionate, o forse dovrei dire meglio tramortite», dice Maria Antonia Pili, l’avvocato che le ha seguite in tutto il loro percorso legale, e che ha seguito anche altre richieste di stepchild adoption , una è tra quelle cinque diventate definitive ed emesse dal tribunale di Roma.
La sentenza di ieri è la numero 12962/16, quarantacinque pagine vergate dalla Prima sezione della Corte di Cassazione ed è un sentenza in tutti i modi definitiva, visto che è stata respinta la richiesta del procuratore generale di far esaminare il caso dalle Sezioni Unite. Una sentenza che ha già spaccato il governo e sta provocando una scia di polemiche, soprattutto perché c’è chi si appella alla legge sulle unioni civili, approvata il mese scorso, per dire che quella norma parlava chiaro e che non prevedeva la stepchild adoption , stralciata dal testo della senatrice Monica Cirinnà dopo una lunga e faticosissima discussione parlamentare.
Eppure è la stessa Corte di Cassazione che nella sentenza specifica, chiaramente: «Si rileva che la legge del 20 maggio 2016 numero 76 (regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze) entrata in vigore il 5 giugno, non si applica, ratione temporis, ed in mancanza di disciplina transitoria, alla fattispecie dedotta in giudizio».
Tradotto: la legge sulle unioni civili non c’entra nulla con queste decisioni confermate in tre gradi di appello, visto che si basa, invece, sulla legge 184 del 1983, ovvero la legge che disciplina le adozioni in generale. Nella legge sulle unioni civili approvata il mese scorso c’era scritto soltanto che i tribunali avrebbero potuto continuare ad operare a normativa vigente, ovvero con quella legge del 1983 .
Sono più di trent’anni che la legge 184 prevede la possibilità (all’articolo 44, quello che disciplina le cosidette adozioni speciali, anche quelle dei single) di adottare il figlio biologico del partner. Quell’articolo di legge non ha mai escluso che la richiesta potesse arrivare anche da due mamme o da due papà. Semplicemente nessuno aveva mai provato a chiederlo ai tribunali, fino a due anni fa. Alessandra Arachi