L’ESPRESSO
Unioni civili, la battaglia riprende alla Camera
Passata in Senato, la legge si prepara ad approdare a Montecitorio. E non mancano le trappole preparate dalla Lega e dai cattolici di Ap. Per questo Renzi potrebbe chiedere ancora una volta la fiducia
Dopo un mese di silenzio, la battaglia sulle unioni civili sta per ricominciare. Passati i furori dell’approvazione in Senato di fine febbraio, ora è il turno della Camera. Da qui a maggio, mese in cui il ddl Cirinnà dovrebbe approdare in Aula, sarà un crescendo.
Già domani, infatti, in commissione Giustizia saranno presentati gli emendamenti al testo, approvato con il maxiemendamento del governo e la fiducia a fine febbraio. E i variamente critici al ddl Cirinnà stanno affinando le armi. Prima fra tutti la Lega, che ha in serbo carrettate di emendamenti: “Non ho ancora il numero preciso, ma siamo nell’ordine delle centinaia. Vogliamo fare una guerra su tutta la linea, con gli strumenti consentiti, ostruzionismo compreso”, dice il deputato del Carroccio Nicola Molteni. Anche da Ap arriveranno proposte di modifica, ma nell’ordine delle 30-40: ai cattolici neo centristi l’accordo tra Renzi e Alfano ha tagliato le ali, ma non i propositi. In quest’area, la parola d’ordine è più prudente: “Migliorare il testo”, si dice. Cioè cambiarlo. Riuscirci, per chi è contrario alla legge, sarebbe un gran successo: “Basta modificare una sola virgola per rimandare il ddl al Senato: significherebbe l’affossamento totale del provvedimento, perché Renzi non si sottometterà a un altro Vietnam”, spiega ancora il leghista Molteni. Proprio per questo, spiegano anche fonti del Pd, aleggia la possibilità concreta che il governo ponga la fiducia anche alla Camera, sebbene qui (a differenza del Senato) i dem possano contare su una maggioranza solida.
Del resto, già a inizio marzo, quando il ddl Cirinnà è approdato in commissione Giustizia, il capogruppo dem Walter Verini ha subito chiarito come l’obiettivo sia portarlo alla approvazione “senza modifiche”. Dunque ci si regolerà a seconda di come andrà la discussione: ma un andamento simil-Senato non è escluso. “Sarebbe gravissimo mettere una seconda fiducia su un tema del genere, ci auguriamo che il governo abbia il coraggio di discuterne in Aula”, dicono ora dalla Lega. Ovviamente la presidente di commissione Giustizia del Pd, Donatella Ferranti, non si sbilancia più di tanto: “Si capirà come procedere nei prossimi giorni, dipenderà anche dall’atteggiamento delle opposizioni: un conto è assicurare un tempo congruo per discutere le modifiche, un altro conto è trovarsi di fronte a una mole abnorme di emendamenti. Il testo della legge non è perfetto, ma bisogna capire cosa c’è in gioco: se tornare nell’altro ramo del Parlamento significa non portare ad approvazione il provvedimento, bisognerà tenerne conto”, spiega.
Mentre dal Pd non si segnalano (per una volta) spaccature, i cattolici di Ap, pur negando di voler fare ostruzionismo, non hanno perso le speranze di modificare ulteriormente il ddl Cirinnà: “Ci sono sono delle criticità enormi, delle forti incongruenze, la legge ha profili di incostituzionalità che vanno corretti”, dice Alessandro Pagano, uno dei più attivi sul quel fronte. Il deputato di Ap, come pure la Lega, punta fra l’altro ad estendere anche alle coppie di fatto (etero e omo) la reversibilità della pensione prevista dal testo per le sole unioni omosessuali: “Io ero contrario anche vi accedessero le coppie gay: ma una volta voluta la bicicletta, bisogna dare questa possibilità a tutti, altrimenti c’è una chiara discriminazione nei confronti delle coppie etero, un milione e 400 mila persone oggi stabilmente conviventi”, spiega.
L’altro fronte di battaglia dei cattolici, nella quale è impegnata anche l’Associazione ProVita, sarà tentare di introdurre l’obiezione di coscienza per sindaci e ufficiali di Stato civile chiamati a registrare le unioni omosessuali: “Da quella unione discenderà di fatto la possibilità di adottare, bisogna salvaguardare la sensibilità di chi è contrario. Si pone un grossissimo problema etico sui bambini, che non è distante da quello dell’aborto, sul quale infatti l’obiezione di coscienza c’è”, spiega Pagano, a difendersi da chi considera questa ipotesi un nonsense giuridico.
Lo stralcio della stepchild adoption, che pure c’è stato, viene in effetti considerato carta straccia sia dai centristi che dalla Lega: “Di fatto non è cambiato nulla, la possibilità di adottare resta, soltanto che viene disciplinata attraverso gli interventi della magistratura, come abbiamo visto la settimana scorsa con la sentenza del Tribunale dei minori di Roma “, spiegano. Il tutto, senza considerare che la adozione per le coppie gay dovrebbe finire nella annunciata riforma delle adozioni, che però a tutt’oggi non ha fatto un passo. L’indagine conoscitiva preliminare, che doveva cominciare il mese scorso in commissione Giustizia, non è di fatto ancora partita: si aspetta di licenziare il ddl Cirinnà, per poi dedicarsi a un lungo ciclo di audizione di esperti che sposterà il momento clou della presentazione del testo almeno a dopo l’estate. Susanna Turco